martedì 14 giugno 2011

Al limite di sopportazione

Mi vergogno! In questi casi devo proprio dire così. Mi vergogno di essere un pegaese, "en rodièla", un abitante di Peio.

In questi ultimi mesi, per chi no lo sapesse, si stanno avvicendando alcune questioni riguardo al futuro della scuola elementare di Peio, che vista la mancata affluenza di studenti e viste le ultime riforme scolastiche, si appresta alla sua definitiva chiusura a favore di un "polo scolastico" centralizzato per tutta la valletta. Il problema è sorto quando una piccola fazione di residenti, in risposta a tale mandato, ha deciso di ribellarsi a tal punto da voler perseguire la strada della "istruzione parentale".

Mi rifiuto di credere che tale proposta possa essere accettata anche in minima parte. Nei giorni scorsi ho provato a ragionare con alcuni referenti di questa iniziativa, ma a tutt'oggi, non ho trovato un benché minimo vantaggio in tutto questo. In prima battuta mi accusano di non aver figli e quindi di non aver voce in capitolo. Forse è vero, ma è altrettanto vero che ho nipoti che devono affrontare tale fardello. Inoltre anch'io ho frequentato la suddetta scuola, ok in altri periodi più favorevoli, ma il problema c'è e non si può negare.

Il problema in realtà non è il fattore scuola a Peio o no, anche questo poi da valutare, ma il fatto che causa alcune persone, il paese si è scisso e frantumato in diverse scuole di pensiero. Essendo già di per sé un piccolo paese di montagna, con tutti i suoi problemi, se ci si mette pure a sfaldarsi l'intera struttura sociale, siamo apposto. Oramai alcuni non si salutano nemmeno, anzi si sono create vere e proprie voragini sociali. E questo poi ne è e ne sarà la base per una vita sociale dei loro figli!

Da pochi mesi ho preso a cuore l'organizzazione del Centro Culturale Ricreativo di Peio e la cosa che ho notato è che il paese di Peio è MORTO! Morto per via di queste divergenze, morto perché i giovani hanno perso completamente di vista la loro identità, non solo di abitanti di Peio, ma anche di esseri umani.
E' morto, perché nessuno ormai ha la volontà di fare qualcosa in questo paese, né per se stessi.

Hanno scritto sul giornale che la vita di Peio è basata sul proseguo della scuola e del Caseificio turnario. Ma è proprio così? La vita di un paese è basata solo su questo? Ma io chi sono? La gente che vive in questo paese, chi è? Scusate se ve lo dico, ma siete davvero un branco di stupidi ottusi egoisti. Capaci solo a vedere solo fino alla punta del vostro naso. Mi avete stancato con le vostre lamentele. Con i vostri piangistei. E non vi accorgete che fate solo del male alla comunità di Peio.

La vita di un paese non si basa su "dove vanno i miei figli a scuola" o sul far proseguire o meno l'attività di un esercizio, ma dalla vita sociale che si conduce. Dalle opere che si compiono per far si che tale luogo sopravviva, per mantenere sì le tradizioni che lo hanno creato, ma soprattutto inventare, realizzare nuove idee che possano far crescere tale società.
Non disdegno le tradizioni, ma penso che un po' di freschezza non ci guasti. Non possiamo sempre e solo guardare al passato. Dobbiamo credere che il futuro è nelle nostre mani. Che noi possiamo realizzare qualcosa di buono con poco. Basta crederci.

Non mi vergogno a firmarmi, anzi voglio sostenere questa causa, perché prima di tutto penso ai bambini di questo paese che, in questo caso sono solo vittime passive di una violenza psicologica attuata da genitori irresponsabili!

Miche Dallagiovanna!